Si autodenunciò in un libro, ma nessuno lo fermò

IL CASO MARIOLINI

CONDANNATO A 30 ANNI

MORIRE IN CELLA

IL CASO E IL LIBRO

DAL LIBRO ALLO SCHERMO

 

E' diventato assassino e i giudici di Novara l'hanno condannato a 30 anni di reclusione; ma il delitto era stato da lui stesso annunciato nel 1997 nel libro "Il cacciatore di anoressiche", pubblicato da Gruppo Edicom (ora in seconda edizione, Isbn 88-8236-163-2, euro 11,36), e nessuno si era mosso per impedire che colpisse.

Si conclude così l'inquietante caso di Marco Mariolini, antiquario della provincia di Brescia ammalato di una particolarissima forma di depressione che per vent'anni lo aveva spinto ad aggredire donne, dai 18 agli 80 anni ma a loro volta con una caratteristica anomala in comune: dovevano essere magrissime, perché Mariolini nell'abbracciarle potesse sentirne lo scheletro. Vittima della sua perversione, l'antiquario aveva cercato una partner fra le ragazze anoressiche, che, come si sa, hanno fra l'altro la tendenza all'instabilità sentimentale; e non riuscendo a mantenere un legame duraturo con le anoressiche vere e proprie aveva pure costretto delle donne normali a non mangiare perché diventassero come un filo di spaghetto.

Mariolini scrive sul suo caso un memoriale e prende in forma anonima ripetuti contatti con Gruppo Edicom, sperando di ottenerne la pubblicazione. Non vuole venire allo scoperto. Alle lunghe accetta di incontrarsi in casa editrice con un giornalista: "Mi fido" dice. Fra un incontro e l'altro Gruppo Edicom ha il tempo di compiere le necessarie verifiche. Mariolini accetta in ultimo di venire allo scoperto con la propria identità: "Sono un potenziale mostro - dice infatti - ed è necessario che qualcuno mi fermi prima che involontariamente io ammazzi qualcuna".

L'antiquario ripete la sua drammatica denuncia il 12 maggio 1997 a Milano, al palazzo delle assicurazioni Ras, davanti ai cronisti dei più importanti quotidiani: la casa editrice, infatti, in coincidenza con l'uscita del libro "Il cacciatore di anoressiche", gli organizza una conferenza stampa, alla quale intervengono anche i carabinieri del nucleo operativo, che inoltrano un'informativa alla procura della repubblica di Brescia.

I giornali danno notevole rilievo al caso, ma nessuno si muove per fermare Mariolini, che nell'estate del 1998 uccide a Verbania con più di venti coltellate la giovane con la quale aveva trascorso gli ultimi anni e della quale scriveva nel suo memoriale. Solo nel dicembre successivo su delega della procura della repubblica di Brescia viene interrogato dai carabinieri di un'altra regione il capo ufficio stampa di Gruppo Edicom: il magistrato vuol sapere d'urgenza se il Mariolini gli abbia rivelato altri fatti oltre a quelli raccontati nel libro: "Non c'è nient'altro da rivelare - dichiara il giornalista -. Ma che urgenza è questa di indagare solo ora, a sei mesi dall'arresto di Mariolini per omicidio? Questa persona si era autodenunciata in anteprima e anche se nelle sue rivelazioni non ci fossero estremi di reato era opportuno accertarne l'eventuale pericolosità e disporne all'occorrenza l'internamento". I carabinieri verbalizzano.

Infine il processo e la condanna, che ha spinto la stampa e le televisioni a discutere di questo incredibile caso all'italiana di un delitto annunciato con largo anticipo in un libro.